Hiromi’s Sonicwonder
14 luglio – ore 18:30, Auditorium Horszowski – Monforte d’Alba (CN)
15 luglio – ore 21:30, Giardino Scotto – Pisa
16 luglio – ore 22:30, Arena Santa Giuliana – Perugia
17 luglio – ore 21:00, La Casa del Jazz – Roma
18 luglio – ore 22:00, Giardino Botanico Santicelli – Soverato (CZ)
20 luglio – ore 21:45, Arena di Tharros – San Giovanni di Sinis (OR)
HIROMI, la pianista che ha stupito il mondo
Il suo nuovo album “Sonicwonderland”, accolto da buona parte della critica specializzata come un capolavoro, ha voluto portarlo subito in tour per presentarlo al suo pubblico.
Molti di voi l’avranno già vista in TV e saranno stati travolti dalla sua esibizione in occasione dello show di apertura Tokyo 2020. In effetti che una donna minuta e apparentemente delicatata possa esprimere una tale energia non può lasciare indifferenti. Allora, dato anche il contesto, il New York Times non mancò di sottolinearlo definendo “il suo modo di suonare atletico, in senso olimpico: brutalmente efficiente, singolarmente concentrato, imperioso nella sua fisicità”.
Hiromi però non è un’atleta del pianoforte. Le sue doti tecniche sono indubbiamente strabilianti ma sono il frutto di uno studio assiduo e di una passione per lo strumento che lei ha più volte indicato come “il mio migliore amico”. Pochi, grazie al loro virtuosismo, riescono a governare le dinamiche come lei, essere tigre e farfalla e pochissimi sono arrivati a creare un abbagliante stile personale come Hiromi. A tal proposito, sempre il New York Times scrive: “Le influenze dello swing, del groove e del ragtime sono contagiose nelle performance di Hiromi, mentre balla tra le linee del pop-jazz e del blues. Le tradizioni musicali le servono come punto di partenza per attraversare la stratosfera.”
L’eclettismo del suo approccio alla musica è innegabile. Più volte critici e giornalisti le hanno chiesto quale sia il genere che lei suona. Ecco una sintesi molto chiara del suo pensiero: “non voglio dare un nome alla mia musica. Altre persone possono dare un nome a quello che faccio. Per me è solo l’unione di ciò che ho ascoltato e di ciò che ho imparato. Ha alcuni elementi di classica, ha un po’ di rock, ha un po’ di jazz, ma non ho bisogno di darle un nome. Per me ci sono solo due generi: quello che muove il mio cuore e quello che non lo fa. Io suono solo la musica che muove il mio cuore”.
Volendo spendere un po’ di tempo ad analizzare i suoi lavori discografici si potrebbero riconoscere le influenze di ciò che ha ascoltato e imparato. La sua biografia ci dice che è nata ad Hamamatsu nel marzo 1979, che dai quattro anni è stata allieva della Yamaha School of Music e che nel 1999 si è trasferita negli Stati Uniti per perfezionarsi presso il Berklee College of Music di Boston. Lì comincia un’altra storia. Non è più la bambina e poi la ragazza prodigio che ha entusiasmato il Giappone coi suoi concerti. Al Berklee viene subito notata da uno dei docenti e presentata a Ahmad Jamal che ne diventerà il mentore
Se non l’avete mai vista dal vivo ecco una buona occasione per salire sulla sua astronave Sonicwonder, con destinazione Sonicwonderland. L’equipaggio è composto da Adam O’ Farrill alla tromba, Hadrien Feraud al basso e Gene Coye alla batteria e guidato dalla comandante propone un potente e irresistibile jazz funk, intramezzato da episodi di grande pianismo.