JIM HALL
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JIM HALL

L’11 dicembre 2013 Jim Hall ci ha lasciato.

E’ stato per me un privilegio poter lavorare con lui e voglio ricordarlo qui con le parole di chi l’ha conosciuto meglio di me.

Sonny Rollins: “Jim era essenzialmente un bellissimo essere umano. Non conosco nessuno che non lo amasse, me compreso. Era un musicista consumato ed è stato un privilegio lavorare con lui”.

Pat Metheny: “Jim era uno dei più importanti chitarristi improvvisatori nella storia del jazz la sua generosità musicale era un esatto riflesso della sua profonda umanità”

NEA Jazzmaster, Jim Hall ha influenzato un’intera generazione di musicisti jazz ed è considerato da molti come il più grande chitarrista jazz vivente. Dal suo primo lavoro con Jimmy Guiffre e Chico Hamilton alle sue ormai leggendarie collaborazioni con Sonny Rollins, Paul Desmond, Ron Carter e Art Farmer, Hall è diventato una figura importante nel panorama della musica americana.
Musicista in continua evoluzione, nel corso di una carriera che attraversa quasi sette decenni, ancora oggi è capace di rivelare nuovi aspetti di se stesso, non solo come musicista e compositore ma anche nel suo approccio alle collaborazioni e a uno spirito decisamente avventuroso e al passo coi tempi come dimostra fra l’altro il fatto di essere stato fra i primi ad adererire alla piattaforma Artistshare tramite cui il pubblico viene invitato a sostenere il processo creativo, non solo tramite l’acquisto del prodotto finito ma anche stando lì, dietro le quinte di tutto quello che succede durante lo stesso. Tramite Artistshare Jim Hall ha realizzato progetti quali il cd “Conversation” (2010) in duo col batterista Joey Baron che fa seguito a “Hemispheres” (2008), cd doppio con i chitarrista Bill Frisell e a “Free Association”(2005), in duo con il pianista Geoffrey Keezer.
Jim Hall non è solo uno dei chitarristi più apprezzati al mondo ma si è anche guadagnato il plauso della critica per le sue doti di compositore e arrangiatore. Dopo aver iniziato a sviluppare tali competnze presso il Conservatorio di Cliveland e dopo che il suo lavoro “Thesis” del 1953 è stato rivisitato nel 1990 per una registrazione live presso la Town Hall, il primo prestigioso riconoscimento ufficiale è arrivato nel 1997 con il New York Jazz Critics Circle Award for Best Jazz Composer/Arranger.
Le sue composizioni per archi, ottoni e gruppi vocali possono essere ascolate sui suoi lavori “Textures” e “B Arrangement”. La sua composizione originale, “Quartet Plus Four”, un pezzo per quartetto jazz affiancato dal quartetto d’archi Zapolski, successivamente pubblicato in CD, ha debuttato in Danimarca nell’ambito della cerimonia in cui gli è stato assegnato l’ambito Jazzpar Prize. Solo pochi mesi prima Jim è stato acclamato con una  standing ovation durante un concerto a Pescara, dove ha presentato un programma completo delle sue composizioni originali con 12 musicisti della sezione d’archi del Conservatorio di Musica di quella città.
La sua più recente composizione di largo respiro è un concerto per chitarra e orchestra, commissionato dalla Towson University nel Maryland, che ha debuttato nel giugno 2004 con la Baltimore Symphony in occasione del Primo Guitar World Congress. Il titolo del lavoro, “Peace Movement”, è indicativo del desiderio Jim di contribuire alla pace nel mondo attraverso la sua musica. Egli considera la musica come un modo per unire le persone e attraversare le barriere, siano essi barriere geografiche, ideologiche, religiose o di altro tipo. Nell’accettare il premio NEA Jazz Masters Fellowship nel gennaio del 2004, dichiarò: “Le donne e gli uomini che hanno ricevuto questo premio in passato hanno contribuito adiffondere la pace e l’amore in tutto il mondo, qualcosa che i governi potrebbero emulare. Sono lieto di essere uno di questi costruttori di pace “.
La sua attività di musicista non si è mai interrotta ed è caratterizzata da concerti e registrazioni fatte con una grande varietà di gruppi. Fra l’altro Jim ama ravvivare la sua musica col contributo di diversi ospiti. Si possono ascoltare concerti e registrazioni con Joe Lovano, Greg Osby, i New York Voices, Kenny Barron, Pat Metheny, Slide Hampton e altri che lavorano per una notte o due con i gruppi di Jim. Di fatto, molti di questi musicisti possono essere ascoltati su un’altra registrazione dal vivo dal titolo “Panorama”.
A volte, queste partecipazioni hanno condotto a progetti di collaborazione più complessi, come la registrazione “Jim Hall & Basses”, con Scott Colley, Charlie Haden, Dave Holland , George Mraz, e Christian McBride e “Duets” con Pat Metheny.
L’unicità di Jim è dovuta anche al suo essere un uomo modesto e senza pretese (gli inglesi lo chiamano “the Quiet American”) che continua ad affinare la sua arte, cercando di sondare i confini dell’universo musicale, più che felice di condividere le sue esplorazioni e scoperte con gli altri.
Musicisti così diversi fra loro per gusto e  orientamento artistico quali Hampton Hawes, Gunther Schuller, Ornette Coleman e Itzhak Perlman, hanno tutti applaudito l’approccio innovativo di Jim e i suoi contributi al mondo del jazz. Jim è costantemente impegnato e e rifinire e ridefinire la sua arte. Forse è per questo che continua ad essere fonte di ispirazione importante per artisti contemporanei come Bill Frisell, Pat Metheny, Chris Potter e Greg Osby.
Perseguendo con continuità nuove vie di espressione musicale, la carriera di Jim è andata configurandosi come una sperimentazione in corso, in particolare nel campo delle combinazioni strumentali di cui acquisì consapevolezza molto presto grazie alla sua collaborazione con il sassofonista Jimmy Giuffre che, nel 1957, lo invita a far parte del suo trio. Quando, dopo poco, il trombonista Bob Brookmeyer sostituisce il bassista del trio Giuffre gli spiega che la sua idea è quella improvvisare collettivamente con tre strumenti lineari . Ricorda Jim: “era convnto che non facesse alcuna differenza se il gruppo aveva  o meno un basso e una batteria. Secondo lui gli strumenti devono essere in grado di tenere il tempo da se stessi . E’ stato dannatamente difficile, ma è stata una delle esperienze più proficue che ho vissuto . ”
Da allora Jim ha continuato a sperimentare accostamenti insoliti sia di strumenti che di musicisti. Nei primi anni 1970, Jim e Bob Brookmeyer si sono riuniti per un breve periodo esibendosi nei club come duo.
Nel 1984 Jim ha eseguito, con la Stockholm Radio Symphony, un pezzo sinfonico, composto da Brookmeyer. Di notevole interesse sono i due album più prettamente jazzistici che vedono la presenza del virtuoso del violino classico Itzhak Perlman e del  pianista e direttore d’orchestra Andre Previn, con Jim alla chitarra, Red Mitchell al basso e Shelly Manne alla batteria. Anche “Power of Three” è un’esemplificazione di questo tipo di approccio. Registrato dal vivo nel 1987 al Montreux Jazz Festival vede al pianoforte un giovane Michel Petrucciani e al sax Wayne Shorter.
I critici e gli scrittori hanno giustamente sottolineato il fatto che Jim trae la sua ispirazione da molte fonti, in particolare da una vita ricca di esperienze. Una di queste risale alla fine del 1950, al tour in Sud America con Ella Fitzgerald.  A tour concluso Jim decise di rimanere altre sei settimane a Rio de Janeiro, immerso nella musica del luogo Jim proprio mentre la Bossa Nova stava prendendo corpo. Quanto tale esperienza si sia rvelata preziosa e sia entrata a far parte della sua versatilità è ben documentato nelle sue registrazioni con Sonny Rollins (“What’s New ” – 1962) e con Paul Desmond  (” Take Ten ” – 1963 e” Bossa Antigua. ” – 1963).
Il produttore Herb Wong ha attirato l’attenzione sugli assolo di Jim ispirati dal fraseggio trombettistico. Anche se questa affermazione è stata fatta in riferimento a “The Jim Hall Quartet” con Tom Harrell” (Denon, 1988), è interessante notare che Jim guarda alla sua esperienza con Sonny Rollins del 1961 come un punto di svolta nella sua carriera. Di quell’anno Jim ricorda:  “egli aveva un modo smontare un brano e di rimetterlo di nuovo insieme proprio davanti ai tuoi occhi … il suo modo di suonare ha influenzato il mio.”
Lo stile musicale di Jim non è riconoscibile per via di riff o motivi ricorrenti ma per il suo approccio, per il suo suono e il feeling. Tale approccio è stata definito “compositivo” per come egli considera gli elementi melodici, armonici e ritmici di un brano nella costruzione dei suoi arrangiamenti e assoli.
Quando si fa riferimento al suono di Jim i recensori di tutto il mondo ricorrono parole come “caldo”, “dolce”, “gentile”, “sottile”, “ricco”, e “leggermente amplificato”. Poi c’è il matrimonio tra sentimento e suono. Un critico di jazz ha scritto di Jim che pochi musicisti, qualsiasi sia  il genere preso in considerazione (jazz, rock o classica) sono capaci di suonare con tanto calore ed espressività … con il tipo di sentimento genuino che separa la grande musica da quella caratterizzata dall’abilità tecnica ma fredda di cuore.
Anche l’approccio di Jim all’ interazione tra musicisti è un argomento molto discusso. I musicisti che lavorano con lui parlano di reattività, empatia e comunicazione. “Riesco a sentire quello che sta per suonare”, dice il bassista Steve LaSpina. Quando Jim parla dei musicisti coi quali suona, parla di “godere della reciproca compagnia musicale”. “Il suo concetto di tempo è un modello da emulare”, dice il batterista Joey Barron. “Jim, suona poche note, lasciando spazio per le conversazioni con me.” Secondo Jim “l’ascolto è ancora la chiave.”

Nativo di Buffalo (Ohio), Jim è stato introdotto alla musica da sua madre che suonava il pianoforte, dal nonno violinista e dallo e zio chitarrista. A 10 anni sua madre gli regalò una chitarra per Natale e fu allora che cominciò a studiare seriamente lo strumento. Già a 13 Jim diventa un musicista professionista che suona a Cleveland con un gruppo composto da a fisarmonica, clarinetto, batteria e, ovviamente, chitarra.
Il clarinettista di questo gruppo passa a Jim la registrazione Benny Goodman di “Solo Flight”, caratterizzato dala chitarra di Charlie Christian. “E ‘stata dipendenza immediata “, ricorda Jim. Solo più tardi che Jim viene a conscenza del modo di suonare di Django Reinhardt. Intanto continua a suonare in piccoli combo per tutta la scuola superiore, e dopo il diploma entra al Cleveland Institute of Music, dove si  diplomato in teoria musicale . Di quel periodo ricorda “Ho suonato la chitarra solo durante i fine settimana. Pensavo che mi sarei dedicato alla composizione classica e all’ insegnamento. Poi, a metà strada del mio primo semestre verso la laurea, capii che dovevo provare di essere un chitarrista altrimenti avrei avuto problemi per il resto della mia vita. ”
Poco dopo, Jim lascia l’ Ohio per Los Angeles. Lì, nel 1955, come membro originale Chico Hamilton Quintet con Buddy Collette ai fiati, Freddie Katz al violoncello e Carson Smith al basso, Jim comincia ad attrarre  l’attenzione nazionale e poi internazionale.
Nel 1960 Jim arriva a New York per lavorare con Sonny Rollins e Art Farmer, tra gli altri. Le sue collaborazioni live e su disco con Bill Evans, Paul Desmond, e Ron Carte, sono leggendarie.
Alcuni anni fa la rivista Guitar Player ha riportato un’affermazione di Jim  “Sono soddisfatto del mio modo di suonare. Lo strumento mi mantietie umile. A volte lo prendo e sembra dirmi ‘no, oggi non puoi proprio suonare’. Continuo comunque a farlo. ” Jim e sua moglie, Jane, che è sia una psicoanalista che una cantautrice, vivono al Greenwich Village di New York con il loro cane Django.