Antonello Vitale
Chi mi conosce mi definisce un eclettico ma l’eclettismo della mia formazione culturale è solo apparente. I miei studi filosofici presso l’Università Statale di Milano, oltre a una forte formazione nel campo della Storia della Filosofia, sono stati da me orientati in chiave teoretica ed epistemologica col fine di acquisire solide conoscenze nel campo delle teorie della conoscenza, con particolare attenzione ai fenomeni percettivi.
In parallelo ho coltivato lo studio della musica, sia a livello teorico che con ricerche etnomusicologiche. Questi interessi si sono integrati fra loro e costituiscono la base attraverso cui ho potuto approfondire la mia conoscenza della musica nei suoi diversi aspetti. Nel 1975 ho affrontato uno studio molto ampio sul patrimonio musicale del Benin (ex Dahomey) e ho lavorato alla colonna sonora di un documetario di cinque puntate per RAI 2 dal titolo “Mal d’Africa”. Ho anche suonato per due anni in un gruppo sperimentale che comprendeva fra gli altri Luca Francesconi, Ludovico Einaudi, Paolo Dalla Porta e Riccardo Luppi. Grazie a decine di concerti con questo gruppo ho potuto venire a contatto diretto col mondo della promozione culturale e l’immensa vitalità che lo caratterizzava in quegli anni mi ha spinto a scegliere di dedicarmi prevalentemente all’organizzazione di eventi e concerti di qualità. Nel 1978 ho iniziato a farmi le ossa in ambito internazionale e, da allora, ho lavorato con buona parte dei più grandi jazzisti del mondo con i quali, in molti casi, sono riuscito a costruire legami che vanno al di là del semplice lavoro. Oggi posso affermare di essere uno fra i più apprezzati operatori italiani del settore.
Nel 1988 ho inventato “Jazzman” di cui sono stato anche direttore artistico. nazionale. Ho attivato un percorso di insegnamento del mio lavoro del tutto gratuito a favore di giovani interessati alla promozione del jazz. Gli agenti che troverete di seguito sono liberi agenti associati. Vale a dire che non precepiscono nessuna retribuzione da parte mia ma la ricavano direttamente dal loro lavoro. E’ un passo importante perché segna un nuovo approccio culturale teso a superare gli individualismi e ad associare fra loro i musicisti.